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Ferrara: Ma che bel castello…

Carissimo/a history lover, buon momento!

Ricordi quando ti dissi che avevo visitato la città di Ferrara in lungo e in largo con crescente soddisfazione?

No? Come mai?

Comunque, siccome è stato così, oggi volevo parlarti del suo bel castello, simbolo della città e del potere estense (D’Este).

Castello

Correva l’anno (per andare dove non si sa😂) 1385 quando, per volere del marchese Niccolò II d’Este, fu posata la prima pietra il 29 settembre e poi, tutte le altre, per la costruzione del sopracitato castello.🏰
Il marchese, sì, perché a quel tempo Ferrara non era ancora un ducato (lo vedremo un giorno, forse, se ti interessa) commissionò il progetto al noto architetto Bartolino da Novara e il motivo della sua edificazione fu, quella di dotare Ferrara e, più precisamente il suo marchese, di una fortezza capace di proteggerlo.
La verità era che, in seguito a una massiccia insurrezione popolare contro l’aumento delle tasse, il marchese aveva paura per la propria incolumità (con ragione, aggiungo) e quindi, voleva un edificio capace di tenere lontano i rivoltosi.

#cusiosità

La massiccia insurrezione contro l’ennesimo aumento delle tasse, (motivo scatenante della costruzione) vide i ferraresi furenti al punto di chiedere la testa dell’incaricato alla riscossione delle gabelle (tasse). Il marchese non ci pensò un secondo e, pur di quietare gli animi, consegnò al popolo Tommaso da Tortona, dopo che ebbe ricevuto i Sacramenti. I ferraresi lo uccidessero senza pietà.

Per dare il via alla costruzione il marchese ottenne un prestito di 25.000 ducati dal signore di Mantova Francesco I Gonzaga.

Il castello venne costruito intorno ad un’antica torre di avvistamento del XIII secolo nota come torre dei Leoni, unica visitabile al momento della mia visita.

Bartolino da Novara chiuse il quadrilatero facendo edificare altre tre torri che diedero alla struttura la funzione originaria di fortezza difensiva insieme ai ponti levatoi. Con il passare del tempo la sua estetica mutò virando verso lo stile di una reggia.

A questo punto posso dirti, che in realtà desideravo soffermarmi sulle prigioni presenti nel castello, le quali, erano riservate solo ai nobili.

I detenuti comuni venivano condotti nelle carceri cittadine di Palazzo della Ragione.

Durante la mia visita non guidata all’interno del castello e in assoluta solitudine (c’erano pochissimi turisti), ho avuto modo di introdurmi nei sotterranei e di osservare con occhio professionale e critico, la situazione.

E vuoi sapere cosa è successo? Che ho provato ansia pura, sono sincera.


Avevo già visitato altri castelli e altrettante celle, ma queste mi hanno colpito particolarmente, forse proprio perché ero da sola.

La mia indole di scrittrice mi ha spinta ad entrare in quella che fu, a quanto si racconta, la cella di Parisina (nata Laura Malatesta) e a cercare di immedesimarmi in lei durante il periodo di prigionia. (follia pura, mi è mancato il respiro)
(Vedi ultime due foto).
Purtroppo dall’immagine non si capisce, ma la porta di accesso (di tutte le celle) è molto piccola. Bassa e stretta, per entrare ho dovuto piegare le ginocchia e la schiena (sono un metro e sessanta, quindi, non è che sia proprio una gigantessa) la cella che fu di Parisina è un loculo. Un corridoio, stretto, lungo, basso e senza finestre proprio come si vede nella foto.
Ci sono stata dentro un paio di minuti con la porta aperta e già mi veniva male, non oso pensare a coloro che ci sono stati per tanto tempo in attesa della fine.

Sì, perché solitamente c’era anche una fine, anche se era incerta fino all’ultimo.

Parisina per esempio, che dové subire la prigionia nella cella meno confortevole, era la seconda moglie di Niccolò III d’Este, e fu decapitata insieme al suo amante Ugo (figlio di Niccolò III) per tradimento.
Ti racconterò bene la sua storia un giorno, se lo merita.

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Non dico altro. Alla prossima!


Autore:

Mi chiamo Lucia Scarpa, nella vita faccio la content writer, copywriter, copyexperience per terzi e scrivo romanzi d'amore storici e paranormali perché adoro l’emozione che nasce dalla parte creativa e dal contatto con i lettori. *****

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